USARE LA CHAT IN CONTESTI DI BUSINESS CHE RICHIEDONO LA CERTIFICAZIONE DELLE INFORMAZIONI SCAMBIATE, DA OGGI È POSSIBILE

Passando dalla posta tradizionale alle email, dalle Raccomandate alla Posta Elettronica Certificata (PEC), dagli SMS alle chat con persone e gruppi su app mobile di instant messaging come Whatsapp e Telegram, in pochi anni sono cambiati sia gli strumenti con cui comunichiamo che le nostre abitudini di utilizzo degli stessi.

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Nella sfera privata, chat o instant messaging rappresentano ormai lo strumento principale con cui ci scambiamo messaggi quotidianamente. Sul lavoro la posta elettronica riveste ancora un ruolo importante e in determinate situazioni, per comunicazioni che richiedono particolari caratteristiche di sicurezza e certificazione della trasmissione (comunicazioni ufficiali verso Enti o Pubbliche Amministrazioni, tra aziende, in ambito finanziario, sanitario, utility, ecc.), la PEC diventa lo strumento più corretto.

Tra i vari strumenti la chat è certamente lo strumento che percepiamo ormai come il più familiare e immediato. Non sarebbe allora possibile rafforzare la sicurezza e il valore legale delle conversazioni via chat per creare una chat certificata applicabile in situazioni che richiedono appunto la certificazione delle informazioni scambiate?

La risposta che InfoCert ha dato a questa domanda è “sì” ed è arrivata insieme a una nuova soluzione, brevetta e oggi in fase di produzione.

POPOLARITÀ, VANTAGGI E LIMITI DELLA CHAT IN CONTESTI DI BUSINESS

In base a uno studio dell’Osservatorio Mobile B2c Strategy del Politecnico di Milano, oggi una persona su tre interagisce con le aziende tramite chatbot, programmi in grado di fornire risposte simulando una conversazione con un essere umano.

Sempre più utenti scelgono la chat come canale preferenziale per contattare le aziende e richiedere assistenza o informazioni prima di effettuare un acquisto. Crescono anche i volumi di Sms Bulk (messaggi per l’invio di comunicazioni, promozioni e messaggi di servizio). In generale, la crescente popolarità della chat  come mezzo di comunicazione tra marchi e clienti sta spingendo le aziende a veicolare sempre più servizi tramite questo canale.

Il grosso limite alle possibili applicazioni di questo strumento in ambito lavorativo è che, ad oggi, una conversazione via chat non ha alcun valore legale. La chat non è, ad esempio, applicabile in contesti che normalmente richiedono l’uso della PEC, strumento di cui in genere utenti che non sono professionisti non sono dotati.

TRUST E VALORE LEGALE PER CREARE UNA CHAT CERTIFICATA

La soluzione ideata da InfoCert permette di dare una valenza probatoria, alzare il livello di trust e certificare le comunicazioni sulle piattaforme di messaggistica istantanea con cui tutti noi abbiamo dimestichezza. Le applicazioni possibili sono molteplici:

  • nel mondo Insurance, via chat un assicurato potrebbe comunicare con la propria agenzia per ricevere e firmare proposte contrattuali, sottoscrivere una polizza, scambiare documenti come quelli necessari nel campo dell’RC auto (certificato assicurativo, carta verde, etc.) che devono essere necessariamente essere scambiati in modalità sicura;
  • servizi di Customer Care aziendali che utilizzano chatbot potrebbero sfruttare la chat per operazioni quali il reset di una password e lo scambio di codici segreti in modalità protetta e criptata;
  • un servizio Taxi potrebbe consentire ai clienti di prenotare l’auto via chat e ricevere sempre lì la ricevuta in formato elettronico.

Il grande vantaggio di questa soluzione è che non necessita di convincere gli utenti a utilizzare un nuovo strumento perché fa leva su un mezzo di comunicazione già per loro abituale.

Il sistema di certificazione brevettato da InfoCert è integrabile con le piattaforme di messaggistica più diffuse su cui permette di creare un ambiente certificato che consenta, cioè, di identificare e autenticare gli utenti, attestare lo svolgimento e il contenuto della chat con strumenti quali firme digitali e sigilli elettronici.

Diventa così possibile proteggere i dati scambiati dal r­­ischio di perdita, furto, danni o modifiche non autorizzate, che diventano prove valide e utilizzabili in caso di contenzioso.

3 luglio 2019

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