Di Dario Mango – System Architect at InfoCert

Nel corso degli ultimi anni stiamo assistendo a una percepibile accelerazione di una sempre più condivisa e strutturata “rivoluzione ecologica”, soprattutto nel settore Automotive.

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Gli scettici potranno aggiungere che la spinta di gran parte delle grandi case automobilistiche è dovuta più a un mercato ristagnante e all’entrata travolgente di nuovi player che a un reale e improvviso sentimento ecologista, ma il contesto che si sta delineando per una volta potrebbe essere a beneficio di tutti.

Dalla guida semiautonoma alla gestione on-demand dei mezzi di trasporto, la digital reinventation del settore automotive è un processo già in atto.

Mezzi a guida semiautonoma, controllo dei flussi di traffico in tempo reale, servizi di car sharing su prenotazione, gestione e distribuzione delle colonnine di ricarica implicano lo sviluppo di nuove infrastrutture e servizi governati digitalmente, su cui le grandi case automobilistiche hanno sempre sofferto di grossa inerzia e che solo da poco tempo stanno iniziando a realizzare la portata dei cambiamenti necessari ai modelli di business centenari che le hanno governate sinora.

Nel 2019 IBM ha promosso un’indagine in tal senso, secondo la quale il 48% del campione intervistato afferma che il brand e il servizio di assistenza del veicolo di per sé non avranno importanza, a condizione che l’auto sia conveniente e il servizio di facile accesso.

Una “digital reinvention” che porterà alla nascita di una serie di ecosistemi interoperanti all’interno dei quali dovranno muoversi produttori e utenti.

Reinvenzione digitale in che senso? Nel quadro del phase-out dei veicoli a carburante fossile pianificato per il prossimo decennio, possiamo iniziare a prospettare un futuro dei mezzi di trasporto individuali e merci esclusivamente a base elettrica e ibrida, sempre più “smart”, interconnessi e orientati a una gestione on-demand anziché di possesso e utilizzo esclusivo.

Aspetti spesso sottovalutati: sicurezza, malware e digital trust come elemento cardine nel rapporto tra produttori e utenti.

Oltre alla portata delle nuove competenze che le industrie del settore dovranno portare a sé, è interessante analizzare anche un altro aspetto spesso sottovalutato della faccenda: servizi digitali integrati di produttori e fornitori diversi espongono superfici di attacco sempre più estese, al punto in cui i veicoli stessi possono diventare vettori o vittime di “malware”.

I veicoli di nuova generazione necessitano di servizi in cloud per gestire gli aggiornamenti dei firmware di bordo, computer di bordo con routine di IA per la guida assistita, la trasmissione remota al produttore dei dati di telemetria via rete cellulare e propongono app su smartphone per gestire funzioni base come l’apertura delle portiere o l’avviamento della marcia.

Questi livelli di complessità implicano un patto di “trust” fra il produttore del veicolo (o fornitore del noleggio) e l’utente finale, che non dovrebbe essere tenuto a preoccuparsi di null’altro che arrivare in sicurezza a destinazione e magari godersi il viaggio.

Questa fiducia implicita deve essere alimentata da continui investimenti, cura e attenzione da parte di produttori e fornitori per prevenire i rischi.

Ottimisticamente, nel prossimo futuro gli automobilisti avranno una scelta più ampia a cui rivolgere la propria attenzione (e il portafogli) in caso tale patto venga intaccato.

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