La redazione del bilancio di sostenibilità, cioè di quel documento che consente di rendicontare le scelte fatte dall’azienda nell’ambito della sostenibilità economica, ambientale e sociale, è destinata a crescere nei prossimi anni. Infatti, la Direttiva CSRD (Direttiva UE n. 2464/2022), entrata in vigore il 05 gennaio 2023 e che dovrà essere recepita dalle normative nazionali entro il 6 luglio 2024, prevede una estensione dell’obbligo della rendicontazione non finanziaria da parte delle imprese, oltre a rendere più dettagliati gli ESC (Environmental, Social e Governance) che dovranno essere comunicati.

Le nuove norme introdotte mirano a garantire, alle diverse tipologie di stakeholder, la possibilità di accedere alle informazioni che gli consentano di valutare l’impatto che possono avere le strategie perseguite dalle imprese su persone e ambiente.

Soggetti interessati

Con l’introduzione della Direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) aumenterà, rispetto al passato, il numero delle aziende chiamate a fornire informazioni più dettagliate su aspetti ambientali, sociali e di governance. Tale aumento sarà graduale a partire dal 2024 e fino al 2029:

  • a partire dal 1° gennaio 2024, con pubblicazione dei dati nel 2025, l’obbligo riguarderà le grandi aziende di interesse pubblico, con un numero di dipendenti pari o superiore a 500. Si tratta di entità già soggette al rispetto della direttiva NFRD tenute ad includere, nella relazione sulla gestione, una dichiarazione di carattere non finanziario;
  • a partire dal 1° gennaio 2025, con pubblicazione dei dati nel 2026, l’obbligo sarà esteso anche alle grandi imprese non soggette alla direttiva NFRD, che abbiano superato due dei seguenti limiti: 250 dipendenti medi, 25 milioni di euro di attivo risultante dallo Stato Patrimoniale, 50 milioni di euro di ricavi;
  • a partire dal 1° gennaio 2026, con pubblicazione dei dati nel 2027,l’obbligo si estenderà anche alle PMI e alle altre imprese quotate con esclusione delle micro-imprese. Per le PMI è prevista la cosidetta opzione opt-out, ovvero esse potranno optare per un periodo di deroga non adempiendo all’obbligo per un massimo di due anni;
  • a partire dal 1° gennaio 2028, con pubblicazione dei dati nel 2029, l’onere di redigere la rendicondazione non finanziaria riguarderà anche le imprese non appartenenti all’Unione con determinati limiti e/o filiali o succursali nell’Unione.

Novità introdotte

Oltre ad una estensione della platea dei soggetti tenuti alla redazione del bilancio di sostenibilità, la direttiva CSRD prevede che la rendicontazione non finanziaria sia inclusa nell’attuale relazione sulla gestione, in modo da formare un tutt’uno con essa e consentire a tutti gli stakeholder di disporre di adeguate informazioni sulle politiche di sostenibilità seguite dall’azienda.

Inoltre, le imprese soggette all’obbligo di applicare la direttiva CSDR dovranno redigere la dichiarazione non finanziaria utilizzando il nuovo standard di rendicontazione ESRS (European Sustainability Reporting Standard) in modo da creare dei report omogenei e, dunque, di più facile comparazione.

E’ anche richiesta la certificazione delle informazioni rendicondate da parte di enti terzi indipendenti in modo da garantirne l’attendibilità e la completezza. E ancora, viene stabilito l’obbligo di utilizzare il formato digitale per l’informativa di sostenibilità.

Doppia materialità

Un concetto fondamentele del reporting CSDR è quello della doppia materialità: il report di sostenibilità deve, da una parte, illustrare come le azioni intraprese dall’azienda si riflettono sull’ambiente e sulla società (impatto delle emissioni di gas serra, uso delle risorse, gestione dei rifiuti, condizioni di lavoro, contributo al benessere delle comunità locali) e dall’altra come l’ambiente, le questioni sociali e di governance impattino sulle prestazioni finanziarie dell’azienda.

Fasi per la redazione del bilancio di sostenibilità

Per poter redigere il Bilancio di sostenibilità l’azienda dovrà partire da un’analisi di materialità, ovvero dovrà individuare i fattori ESG rilevanti sia nella strategia aziendale che nella rendicontazione.

Successivamente essa dovrà procedere ad una mappatura delle varie categorie di stakeholder sia interni (dipendenti, CdA) che esterni (clienti, fornitori, banche, ecc..). Esse dovranno essere coinvolte nell’analisi di materialità in modo da segnalare le tematiche che ritengono di maggiore importanza.

Quindi dovranno essere raccolte le informazioni che confluiranno nel Bilancio di sostenibilità procedendo, infine, alla sua redazione.

Portata della norma

La norma avrà un impatto che va ben oltre le aziende direttamente interessate dalla direttiva CSRD.

Queste ultime, infatti, dovranno fornire informazioni inerenti alla loro catena di valore, con la conseguenza che saranno interessati al tema della sostenibilità anche i relativi clienti e fornitori.

Pertanto, anche le PMI non quotate, non soggette all’obbligo di redigere la rendicondazione non finanziaria,  si potrebbero trovare costrette a fornire informazioni di sostenibilità lungo la propria catena del valore, nel caso in cui queste venissero loro richieste. E’ evidente che, in queste situazioni, pur non essendovi un obbligo di legge, la capacità di generare un report sulla sostenibilità può rappresentare un beneficio competitivo rispetto alle altre aziende e può consolidare il rapporto con i propri clienti e fornitori.

Vantaggi per le aziende

Quello che a prima vista potrebbe apparire come un ulteriore obbligo a carico delle aziende, potrà trasformarsi in una valida opportunità: il passaggio a modelli di business più sostenibili potrà tradursi in un vantaggio rispetto ai competitor.

Gli ESG avranno un ruolo sempre crescente nell’accesso ai finanziamenti: accanto ai tradizionali fattori finanziari ed economici, gli investitori utilizzeranno sempre più gli indicatori di sostenibilità nella valutazione delle imprese. Gli istituti finanziari e gli investitori istituzionali preferiranno concedere credito alle aziende con un maggior profitto di sostenibilità.

Da non sottovalutare è anche l’impatto che la rendicontazione non finanziaria potrà avere sui consumatori, sulle loro scelte di consumo e sulla brand reputation aziendale data la crescente attenzione dell’opinione pubblica ai temi della sostenibilità.

Diffondere il bilancio di sostenibilità, sia all’interno che all’esterno dell’azienda, accrescerà la consapevolezza interna riguardo alle attività intraprese e a quelle da intraprendere per il raggiungimento dei propri obiettivi, mentre esternamente aumenterà la trasparenza, la reputazione e l’immagine aziendale presso tutti gli stakeholder.