Investire in sostenibilità, non è solo giusto ed etico ma anche conveniente
In ambito economico quando parliamo di rating pensiamo immediatamente a delle valutazioni di ordine finanziario, per esempio alla solvibilità di una banca o di un’impresa, o anche all’affidabilità delle obbligazioni e dei titoli pubblici.
Tuttavia, da pochi anni è emerso un tipo di rating di natura molto diversa. Si tratta del rating ESG, che rappresenta sempre un giudizio, ma in questo caso sulla solidità di un’azienda dal punto di vista degli aspetti ambientali, sociali e di governance.
L’acronimo ESG, infatti, sta per Environment, Social, Governance, e tramite questo punteggio viene valutata quanta attenzione vi sia a questi temi da parte di un’impresa.
Quali sono i criteri ESG?
Nello specifico il Rating ESG indica:
- quanto l’impresa sia attenta alla riduzione delle emissioni di CO2, dei rifiuti, del consumo di acqua e all’efficienza energetica ovvero quanto contribuisca alla limitazione dell’inquinamento ambientale (Environment);
- quanto l’azienda rispetti le condizioni di sicurezza sul posto di lavoro, garantisca la diversità di genere, di abilità, di età, oltre naturalmente ai diritti umani, controllando che ciò avvenga anche nella filiera che la riguarda (Social);
- quanto la gestione dell’impresa sia svolta in modo etico e trasparente, l’indipendenza dei consiglieri di amministrazione sia assicurata, i diritti degli azionisti siano rispettati a pieno, e le remunerazioni dei dirigenti siano proporzionate (Governance).
Perché investire in ESG è sempre più importante
La valutazione del rispetto di questi requisiti, naturalmente, non riguarda solo la conduzione dell’azienda, ovvero le condizioni lavorative e le policy applicate all’interno delle imprese, ma anche i prodotti e i servizi che vengono offerti sul mercato.
Parallelamente non sono solo gli investitori a guardare al rating ESG, decidendo di spostare i propri capitali verso le realtà con un punteggio più alto, ma una sempre maggiore considerazione emerge anche da parte dei consumatori.
Se da un lato il rendimento azionario delle società con il rating maggiore è del 10-20% più alto di quello delle altre aziende dello stesso settore, dall’altro il 59% dei consumatori, secondo Ipsos, è disposto a pagare di più per acquistare prodotti di un brand che dimostra maggiore attenzione alla responsabilità sociale.
Non è un caso che il 18,4% della raccolta netta dei fondi comuni di investimento nel secondo trimestre del 2021 abbia riguardato quelli che investono in società sostenibili. Di ESG si occupa anche l’EBA (European Banking Authority), che è in procinto di includere questi fattori tra quelli che già costituiscono i criteri usati per vigilare sulle banche e sulle società di investimento.
Considerando la sola realtà italiana risulta, secondo una ricerca Gsk, che il 59% dei nostri connazionali ritiene che le aziende debbano adottare un comportamento responsabile dal punto di vista ambientale, mentre il 34% afferma di essere disposto a cambiare le proprie abitudini di consumo se ciò risulta benefico per il Pianeta.
Questo dimostra che adottare soluzioni che garantiscano il raggiungimento di un rating ESG maggiore, e che in generale vadano nella direzione di una maggiore responsabilità sociale e ambientale, non è solo giusto ed etico, ma anche conveniente.
La digitalizzazione alleata della sostenibilità
InfoCert è in prima linea nel rispetto dei criteri ESG, sia per propria mission, sia per la natura dei prodotti e dei servizi che offre.
Una delle conseguenze principali dell’adozione delle sue soluzioni è la digitalizzazione. L’utilizzo dello SPID e soprattutto della PEC, garantiscono l’abbattimento dell’uso di carta e di CO2.
I dati sono molto eloquenti: secondo un’indagine di IDC emerge come nel 2022 grazie alla Posta Elettronica Certificata dovrebbero essere risparmiate 120.288 tonnellate di anidride carbonica, che corrispondono a 145 settimane di riscaldamento di tutte le scuole della Città Metropolitana di Milano.
A essere ridotti, con l’uso della carta, sono anche gli spostamenti, per un totale di 391 milioni di km in meno stimati per il solo 2022.
Oltre alla PEC, anche GoSign, ovvero la soluzione per la firma digitale, e InfoCert TOP (Trusted On boarding Platorm) contribuiscono fortemente al raggiungimento degli stessi risultati.
Quest’ultimo in particolare, in quanto piattaforma web modulare che consente di identificare e certificare i clienti delle imprese nonché archiviare i contratti in modo completamente digitale, elimina i passaggi fisici che in questi casi sono normalmente molto numerosi.
Ridurre il digital divide in Italia
Il vantaggio offerto dalle soluzioni InfoCert non riguarda, però, solo l’ambiente. Anche il secondo pilastro della strategia ESG, quello sociale, è interessato.
Un maggiore utilizzo della PEC e degli strumenti digitali da parte delle imprese implica una migliore customer experience, tramite, per esempio, l’abbattimento dei tempi di attesa. Nel caso della Posta Elettronica Certificata per IDC (International Data Corporation) si risparmieranno nel 2022 3.234 anni-uomo.
Il beneficio principale dal punto di vista sociale, però, è quello rappresentato dalla riduzione del digital divide, che in Italia rimane ampio. Più imprese e cittadini acquisiscono dimestichezza con l’uso della rete, più opportunità di crescita vi sono per tutta l’economia, e più servizi sono accessibili a consumatori che vivono in aree remote e svantaggiate.
Il contributo che InfoCert porta alla sostenibilità sociale e ambientale va a vantaggio delle aziende clienti, che, utilizzando le sue soluzioni, divengono più efficienti e acquisiscono un rating ESG più alto risultando, quindi, maggiormente appetibili per investitori e consumatori. Non solo. Si tratta di un beneficio sistemico, che va a impattare tutta la società, come è evidente nel caso della riduzione del digital divide.
Siamo in un momento storico in cui l’accelerazione della rivoluzione digitale è ritenuta ai massimi livelli cruciale per lo sviluppo economico dell’Europa, come i quasi 50 miliardi destinati a questa voce nel PNRR dimostrano.