Agricoltura di precisione e Internet of Things (IoT) sono i temi attorno a cui si sviluppa l’Internet of Food and Farm 2020 (IoF2020): un progetto guidato dalla Wageningen University & Research e finanziato dall’Unione Europea con circa 30 milioni di euro. Tra gli oltre 120 produttori agricoli, allevatori e coltivatori coinvolti nel progetto, sono dieci le aziende italiane.

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Ma l’aspetto più interessante di IoF2020 è probabilmente il suo obiettivo: accelerare l’adozione delle tecnologie offerte dall’IoT in diversi ambiti, dalla produzione agricola alla coltivazione di frutta e verdura, fino all’allevamento finalizzato alla produzione di carne e latticini.

Agricoltura di precisione, tra sensori IoT e automazione

Il principio alla base dell’IoT è che qualsiasi oggetto o strumento può essere messo in condizione di comunicare e scambiare dati con altri oggetti e strumenti per ottimizzarne il funzionamento o semplicemente per raccogliere e rendere disponibili all’uomo informazioni utili.

l’IoT applicata all’agricoltura si concretizza nell’utilizzo di robot agricoli e sensori di vario tipo in grado di svolgere parte del lavoro agricolo autonomamente, raccogliere dati, elaborarli e metterli a disposizione per una pianificazione più efficace ed efficiente.

Sensori IoT

Ad esempio, sensori IoT permettono di ottenere dati precisi sulla temperatura, l’acidità o il tasso di umidità del suolo, per decidere come trattare e se e quanto irrigare il terreno in base alle necessità delle colture lì presenti. Se connessi a sistemi di irrigazione intelligenti, attraverso i sensori è anche possibile ottimizzare automaticamente il livello di irrigazione, in modo da ridurre la quantità di acqua utilizzata senza perdita di resa.

Ancora, nell’eventualità di parassiti o malattie in procinto di diffondersi nel terreno o tra le piante, grazie a un sensore IoT è possibile identificare l’insorgere della malattia e il punto esatto di propagazione, così da intervenire tempestivamente.

Sensori posti su strumentazione e macchine agricole permettono agli agricoltori di monitorarne lo stato di funzionamento da uno smartphone.

Automazione

Ai sensori si può sommare l’utilizzo di droni, anch’essi in grado di raccogliere dati utili, e quello di trattori a guida autonoma integrati con robots, in grado di seminare, potare, raccogliere e supplire ai periodi di scarsa manodopera.

La necessità di programmare periodicamente le attività con un certo anticipo, mettendo insieme personale e risorse di volta in volta necessarie, rappresenta un punto critico in un settore in cui l’imprevisto è sempre dietro l’angolo. Basta una maturazione anticipata o ritardata a render necessaria una rapida ripianificazione, con tutte le difficoltà che ne conseguono.

Appoggiarsi alla robotica consente di reagire rapidamente agli imprevisti con un processo automatizzato e in grado, ad esempio, di selezionare quanto va raccolto subito e quanto rimandato a un maggior grado di maturazione.

Sicurezza delle comunicazioni, un punto critico nell’applicazione dell’IoT

In direzione di una maggiore sostenibilità dal punto di vista ecologico, economico e della sicurezza alimentare, è ormai un dato di fatto che il futuro dell’agricoltura poggia sulle comunicazioni tra sensori IoT, droni, robot, macchinari o trattori a guida autonoma e tra esseri umani e controparti robotizzate con cui condividono l’ambiente di lavoro. Ma queste stesse comunicazioni rappresentano un punto critico sul fronte della sicurezza e riservatezza dei dati trasmessi.

Bisogna esser consapevoli che il numero crescente di dispositivi IoT, connessi a livello globale, comporta un aumento dei rischi  di furto, manipolazione e uso illecito dei dati scambiati.

Uno studio realizzato da Unit42, il Threat Intelligent Team di Palo Alto Networks, ha analizzato gli incidenti di sicurezza verificatesi nel 2018 e 2019 negli Stati Uniti d’America prendendo in considerazione 1,2 milioni di dispositivi IoT utilizzati in organizzazioni IT e aziende sanitarie. Lo studio ha rilevato che il 98% di tutto il traffico generato dai dispositivi IoT non è crittografato e che quindi basterebbe superare la prima linea di difesa (ad esempio mandando a segno un attacco di tipo phishing) per intercettare tutto il traffico di rete non crittografato, raccogliere informazioni sensibili legate alle persone e “monetizzarle” sul dark web.

Come aggiungere un livello di trust per la riservatezza delle comunicazioni tra dispositivi IoT

Per far fronte a simili rischi InfoCert ha messo a punto diverse soluzioni in campo IoT, per rispondere a diverse esigenze:

  • rendere più sicura la comunicazione e la trasmissione dei dati tra i dispositivi
  • autenticare il codice sorgente per garantirne l’integrità
  • conservare i dati in un ambiente protetto, garantendone integrità, disponibilità e longevità.

In particolare, InfoCert MID PKIMachine IDentity Public Key Infrastructure – è in grado di gestire il ciclo di vita dell’identità di gruppi di dispositivi IoT, a partire da una procedura di identificazione e rilascio di un certificato digitale che permette di avviare uno scambio di dati sicuro e riservato con qualsiasi sistema abilitato alla PKI.