Origini del Principio 

Nell’universo sempre più complesso della standardizzazione tecnologica, emerge un concetto chiave destinato a trasformare il modo in cui comprendiamo e guidiamo l’interoperabilità tra paradigmi eterogenei: il Non-Orthogonality Principle. Nato dall’esperienza sul campo nella redazione di standard nazionali ed europei, questo principio si propone come un modello comportamentale che offre una nuova lente per affrontare le sfide della modernità, dal digitale alla gestione delle relazioni sociali. 

Il Non-Orthogonality Principle è stato concepito durante le attività dell’autore come contributo di armonizzazione e standardizzazione condotte inizialmente in Italia in AgID (Agenzia per l’Italia Digitale) e successivamente nell’ambito del ETSI (ESI Technical Committee of the European Telecommunication Standards Institute). L’obiettivo iniziale era ambizioso ma specifico: integrare schemi di comunicazione diversi in un panorama sempre più interconnesso. Il principio ha dimostrato una sorprendente efficacia come strumento di sintesi, permettendo di delineare visioni evolutive per nuovi modelli di comunicazione attraverso un approccio incrementale e iterativo.

Ben presto, si è compreso che il Non-Orthogonality Principle aveva un potenziale ben più vasto: poteva essere applicato a una pluralità di contesti, andando oltre la mera standardizzazione tecnologica. 

Una definizione del Non-Orthogonality Principle 

Il Non-Orthogonality Principle può essere definito come una prassi metodologica per rappresentare la visione evolutiva di una realtà, nel rispetto delle entità coinvolte, e nelle loro dimensioni. Il concetto chiave, ispirato dalla geometria euclidea, suggerisce un approccio che, invece di considerare le dimensioni come completamente separate (ortogonali), ne riconosce le sovrapposizioni e le interconnessioni. 

Questo permette di immaginare soluzioni innovative attraverso “ponti dimensionali trasversali“, che abilitano il progresso ordinato e la creazione di nuovi spazi, o anche nuove dimensioni sia fisici che concettuali. 

Applicazioni e potenzialità 

1. Standardizzazione e modelli tecnologici 

Il principio trova la sua massima espressione nella definizione di modelli interoperabili. Permette di creare connessioni tra paradigmi apparentemente incompatibili, sintetizzando visioni multiple e rendendole compatibili senza rinunciare alla loro unicità. 

2. Gestione relazionale e sociale 

In un mondo sempre più interconnesso, il Non-Orthogonality Principle offre strumenti per gestire interazioni personali o comunitarie. Può aiutare a regolare la “distanza relazionale”, offrendo soluzioni per il benessere individuale e collettivo. 

3. Pianificazione multidimensionale 

Grazie alla sua natura inclusiva, il principio consente di esplorare nuovi “spazi” e dimensioni che favoriscono l’innovazione. Può essere impiegato per affrontare esigenze emergenti in maniera sistematica, minimizzando conflitti e rischi associati. 

Così come, l’impiego sempre più diffuso dell’intelligenza artificiale (AI), spesso visto da alcuni come un aspetto positivo e da altri come un rischio importante, può rappresentare in questo caso un’opportunità unica per l’applicazione del Non-Orthogonality Principle. Ciò, ovviamente, a condizione che l’uso dell’intelligenza artificiale sia funzionale e supporti una concreta attuazione del principio e non viceversa.

 

Casi d’uso e benefici attesi 

Alcuni esempi concreti illustrano la versatilità del principio: 

  • definizione di standard tecnologici: per armonizzare realtà digitali differenti, come già dimostrato nell’ambito ETSI;
  • relazioni personali: per ridurre conflitti interpersonali e favorire nuove relazioni basate sul rispetto delle “distanze prossemiche”;
  • comunità in crescita: per regolare l’espansione di gruppi sociali in maniera equilibrata e sostenibile. 

I benefici includono: 

  • massimizzazione dei risultati attraverso un’azione pianificata;
  • minimizzazione dei rischi e dei costi nel lungo periodo;
  • creazione di nuovi spazi di inclusività, facilitando interazioni produttive e rispettose. 

Sfide e limitazioni 

Come ogni innovazione, il Non-Orthogonality Principle non è esente da sfide. La sua applicazione richiede sensibilità specifiche e una profonda comprensione delle dimensioni coinvolte. Inoltre, un uso improprio potrebbe portare a risultati distorti. Serve quindi un approccio etico, supportato da metodologie trasparenti e misurabili. 

Un salto di qualità per il futuro 

Il Non-Orthogonality Principle non è solo una metodologia, ma una vera e propria filosofia di progettazione e interazione. La sua applicazione sistematica potrebbe rappresentare un punto di svolta per molti ambiti, dalla tecnologia alla gestione sociale. 

Questo principio invita a guardare oltre le tradizionali divisioni, proponendo un futuro in cui diversità e interconnessione diventano risorse per l’innovazione e il progresso collettivo. 

Il Non-Orthogonality Principle è un ponte verso nuove possibilità, capace di trasformare sfide complesse in opportunità concrete. Mentre continuiamo a esplorarne le potenzialità, auspicando che a breve ci possano essere degli aggiornamenti in merito, rimane chiaro che questo principio – opportunamente utilizzato – possa rappresentare un faro per una standardizzazione e una società più inclusive e sostenibili. 

Autore: Santino Foti – 9 Novembre 2024, v0.25