Dal 20 marzo 2024, è entrata in vigore un’importante novità in tema di fatturazione elettronica che coinvolge anche i produttori agricoli, insieme ai contribuenti minimi e ai forfettari.
In base al provvedimento dell’Agenzia delle Entrate (Provv. 8 marzo 2024, n. 105669), questi soggetti non possono più usare il codice convenzionale “0000000” per ricevere le fatture elettroniche dai propri fornitori: per loro diventa obbligatorio avere un indirizzo telematico, che può essere il codice univoco di fatturazione elettronica o la PEC (Posta Elettronica Certificata).
Codice univoco fatturazione elettronica: cosa cambia con il nuovo obbligo
Fino al 20 marzo 2024, i soggetti operanti in regime speciale di esonero IVA e quelli in regime di vantaggio o regime forfettario erano stati esonerati dal fornire un indirizzo telematico per ricevere le fatture elettroniche.
In pratica, i loro fornitori inserivano nel campo “Codice Destinatario” della fattura elettronica il codice convenzionale “0000000”. In questo modo le fatture venivano rese disponibili al cessionario/committente sul portale dell’Agenzia delle Entrate. A sua volta, il cedente/prestatore doveva comunicare al cessionario/committente che l’originale della fattura elettronica era a sua disposizione nell’area riservata del sito web dell’Agenzia delle Entrate, comunicazione che poteva essere fatta anche mediante la consegna di una copia informatica o analogica della fattura elettronica.
Tuttavia, con il Provvedimento n. 105669/2024, questo sistema non è più consentito. L’obiettivo dell’Agenzia delle Entrate è migliorare la tracciabilità delle cessioni di beni e delle prestazioni di servizi, riducendo il rischio di evasione fiscale. Di conseguenza, anche i produttori agricoli, i contribuenti minimi e i forfettari devono dotarsi di un codice univoco o di un indirizzo PEC per la ricezione delle fatture elettroniche.
Codice univoco di fatturazione e PEC: gli indirizzi telematici per ricevere le fatture elettroniche tramite il SdI
L’indirizzo telematico può essere rappresentato dal codice univoco SdI (Sistema di Interscambio) o dalla Posta Elettronica Certificata e serve all’Agenzia delle Entrate per recapitare le fatture elettroniche al destinatario.
Il Sistema di Interscambio, gestito dall’Agenzia delle Entrate, è la piattaforma tramite cui transitano tutte le fatture elettroniche emesse in Italia. Il SdI funge da snodo centrale: riceve la fattura, verifica la correttezza dei dati e la inoltra al destinatario indicato. Grazie al codice univoco o alla PEC, il SdI può inviare automaticamente la fattura al software del destinatario o alla sua casella di Posta Elettronica Certificata.
Se non viene specificato un indirizzo telematico, la fattura non può essere recapitata, ma rimane a disposizione nell’area riservata del sito dell’Agenzia delle Entrate.
SdI codice univoco o PEC: come scegliere l’indirizzo telematico
La scelta tra l’uno e l’altro può dipendere dalle esigenze specifiche dell’azienda o del lavoratore autonomo. Per chi gestisce un alto volume di fatture, il codice univoco può risultare particolarmente comodo, permettendo una gestione più efficiente tramite programmi di fatturazione. La PEC, d’altra parte, può essere utile per coloro che preferiscono una soluzione più semplice, senza dover adottare software di gestione avanzati.
Codice univoco fatturazione elettronica: cos’è e come funziona
Il codice univoco di fatturazione elettronica, che andrebbe più propriamente chiamato codice destinatario e che a volte viene erroneamente denominato codice unico fatturazione, è una stringa alfanumerica di sette caratteri, fornita dal Sistema di Interscambio e utilizzata per indirizzare la fattura verso il destinatario corretto. Questo codice è assegnato a ogni azienda registrata per vedersi recapitate le fatture elettroniche tramite un sistema specifico (come un software di fatturazione) e permette di ricevere in modo automatico le fatture all’interno del proprio gestionale.
L’alternativa è la PEC, un sistema che, sebbene non garantisca l’integrazione automatica nei software di fatturazione, permette comunque di ricevere e conservare le fatture elettroniche in un ambiente sicuro.
La scelta tra PEC e codice univoco è quindi una questione di comodità e volume di gestione.
Chi è interessato dal nuovo obbligo di codice univoco fattura elettronica
I nuovi obblighi imposti dal Provv. 8 marzo 2024 riguardano:
- i produttori agricoli che operano in regime speciale di esonero IVA, come stabilito dall’art. 34 del decreto IVA;
- i contribuenti minimi, ossia coloro che rientrano nel regime di vantaggio previsto dalla “Manovra economica 2011”;
- i contribuenti forfettari, che adottano il regime previsto dalla “Legge di Stabilità 2015”.
Come comunicare il codice univoco o la PEC ai fornitori
Per adempiere ai nuovi obblighi, gli agricoltori e gli altri soggetti coinvolti dovranno registrare il proprio indirizzo telematico nel portale dell’Agenzia delle Entrate, nell’area “Fatture e Corrispettivi”. Qui potranno indicare il proprio codice destinatario o la PEC, che saranno usati per il recapito delle fatture. Inoltre, sarà fondamentale comunicare questo indirizzo telematico ai fornitori, affinché possano emettere le fatture con i dati corretti.
In assenza di un indirizzo registrato, il SdI invierà la fattura all’indirizzo telematico riportato direttamente nella fattura stessa. Per evitare problemi di ricezione, però, è consigliabile registrare preventivamente il proprio codice destinatario o la PEC.
Programmi di fatturazione e servizi di PEC per facilitare l’adeguamento
Per agevolare l’adempimento dei nuovi obblighi, è consigliabile adottare un programma di fatturazione elettronica. Grazie a un software, infatti, è possibile gestire in modo semplice il ciclo attivo e passivo delle fatture, automatizzando la ricezione e l’archiviazione delle stesse.
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Codice univoco fatturazione elettronica: l’obbligo si allarga, la trasparenza aumenta
L’obbligo di dotarsi di un codice univoco per la fatturazione elettronica, ora esteso anche ad agricoltori, contribuenti minimi e forfettari, segna un significativo passo avanti per una maggiore trasparenza e tracciabilità delle operazioni fiscali in Italia.
Adeguarsi a questa nuova regola non è solo un dovere, ma un’opportunità per migliorare l’organizzazione della gestione fiscale, beneficiando di un sistema di fatturazione più semplice e sicuro.