Partita IVA Forfettaria 2026: come funziona il regime agevolato e la flat tax
La partita IVA forfettaria è un regime fiscale agevolato, disciplinato dall’articolo 1, commi 54-89, della Legge di Bilancio del 23 dicembre 2014, pensato per semplificare gli adempimenti e ridurre il carico fiscale per professionisti, lavoratori autonomi e piccole imprese con fatturati contenuti.
Più in generale, si tratta di un regime contributivo rivolto a tutti gli operatori di ridotte dimensioni. Tra i suoi più indiscussi vantaggi, la semplificazione amministrativa e fiscale, per cui non prevede obblighi di registrazione IVA, ma un regime contabile semplificato, e nessuna necessità di dichiarazioni IVA periodiche o liquidazioni.
Questo ordinamento ha visto negli anni diverse modifiche, e anche per il 2026 sono state previste delle proroghe, così come chiarito nella Legge di Bilancio 2026, attualmente in esame al Senato.
All’art. 12 e comma 57 della L. 190/2014 (pagina 41), si conferma anche per tutto il 2026 l’innalzamento del limite di reddito da lavoro dipendente a 35.000 euro invece di 30.000 euro. Ciò significa che, i lavoratori a partita IVA in regime forfettario che percepiscono contestualmente un reddito da lavoro dipendente, possono accedere al regime agevolato anche per l’anno fiscale 2026, se nel 2025 hanno percepito un reddito lordo da dipendente inferiore a 35.000 euro.
Anche per il 2026 si conferma l’agevolazione fiscale abbinata a un sistema di flat tax, ossia a un’imposta sostitutiva fissa del 15% – ridotta al 5% per i primi 5 anni di attività – calcolata sul reddito imponibile determinato forfettariamente. Ciò significa che l’imponibile è calcolato attraverso il coefficiente di redditività, un indice variabile assegnato dal codice Ateco a seconda del tipo di attività.
Questo processo di semplificazione, chiamato appunto “flat tax”, e pensato per ridurre la complessità fiscale, sostituisce altre imposte quali IRPEF, addizionali regionali e comunali, IRAP e altre tasse minori.
Partita IVA forfettaria anche per i contratti misti
La Legge 203/2024, in vigore dal 12 gennaio 2025, introduce importanti novità per i cosiddetti “contratti misti“, cioè quei rapporti di lavoro in cui convivono una parte subordinata e una parte autonoma. Prima di questa legge, chi lavorava sia come dipendente che come autonomo per lo stesso datore di lavoro non poteva usufruire del regime forfettario per la parte autonoma se la prevalenza della fatturazione era verso il datore di lavoro (la cosiddetta “causa ostativa d-bis”). Con l’articolo 17 della Legge 203/2024, questa limitazione è stata revocata per i professionisti iscritti ad albi o registri professionali che esercitano attività in regime autonomo.
Rientrano nel regime forfettario anche coloro che hanno stipulato un contratto di lavoro subordinato a tempo parziale (tra il 40% e 50% del tempo pieno previsto dal CCNL) contestualmente a quello autonomo. Purché il contratto di lavoro autonomo sia certificato dagli organi competenti per assicurare che non vi siano sovrapposizioni con l’orario, le modalità e l’oggetto del contratto subordinato.
Anche per chi non è iscritto ad albi professionali, la causa ostativa d-bis non si applica comunque se il contratto misto autonomo/subordinato rispetta un contratto di prossimità, ovvero una tipologia di contratto che disciplina le modalità di lavoro misto con l’obiettivo di evitare sovrapposizioni e garantendo separazione effettiva tra i due rapporti.
Nonostante si richieda la firma sindacale e la notifica al Ministero Lavoro, questa norma consente di mantenere il regime forfettario anche in presenza di un contratto di lavoro subordinato part-time non superiore alla metà dell’orario pieno.
Regime forfettario 2026: perché l’aumento a 100.000 euro resta poco probabile
Come stabilito sin dagli esordi della sua istituzione, il regime forfettario è accessibile a chi non supera gli 85.000 euro annui di ricavi, mentre il precedente importo di 65.000 euro era già stato adeguato dalla Legge di Bilancio 2023 con la Circolare 32/2023 dell’Agenzia delle Entrate. Per il 2026 però si prospetta, seppur cautamente, la possibilità di estendere questo tetto massimo fino a 100.000 euro, così da includere un bacino più ampio di contribuenti che rimarrebbero troppo svantaggiati dal passaggio al regime ordinario.
La proposta però risulta difficile da mettere in pratica a causa di un problema di fondo: i vincoli imposti dalla normativa europea. L’attuale normativa contenuta nella Direttiva (UE) 2020/285, che modifica la Direttiva 2006/112/CE (artt. 281-294), la quale consente agli Stati membri di applicare regimi con franchigia IVA fino a 85.000 euro, e solo in caso di operazioni intra-comunitarie fino a 100.000 euro. Questa legge rende di fatto impossibile (al momento) l’innalzamento della soglia a livello nazionale che coinvolga tutti i contribuenti.
Costi della Partita IVA forfettaria: apertura e gestione
Aprire una partita IVA in regime forfettario è un processo relativamente semplice che può essere svolto anche a distanza da un intermediario a cui si affida la procedura. Il primo passo è compilare e inviare all’Agenzia delle Entrate il modello AA9/12, che include la dichiarazione di inizio attività e l’indicazione del codice Ateco relativo all’attività svolta, operazione da fare entro 30 giorni dall’apertura.
I costi di avvio sono generalmente più contenuti rispetto al regime ordinario: innanzitutto non vi sono costi di entrata. La registrazione tramite Agenzia delle Entrate è infatti gratuita. Esistono però una serie di altri costi che prevedono:
- costi di gestione: comprendono il diritto camerale annuale (intorno a 120 euro per le ditte individuali), più il costo variabile del commercialista o intermediario fiscale, che varia di molto sulla base del livello di servizio richiesto, più le spese accessorie come quelle di un software di contabilità e fatturazione elettronica e di una PEC;
- contributi previdenziali: obbligatori e calcolati in percentuale sul reddito; variano a seconda della cassa previdenziale di appartenenza (INPS gestione separata o commercianti/artigiani). Per artigiani e commercianti sono previsti contributi fissi minimi anche in assenza di reddito significativo. Per gli artigiani il contributo minimo è di circa 4.460,64 euro annui. Per i commercianti di 4.549,70 euro annui;
- imposta di bollo di 2 euro per fatture oltre i 77,47 euro.
Uno dei grandi svantaggi del sistema forfettario è che non consente la deduzione dei costi. Ciò significa che sono infatti calcolati in modo approssimato, come una stima relativa ai “costi medi di gestione”. In questo esercizio contabile, i codici Ateco servono proprio a stabilire le percentuali di redditività al netto dei ricavi. Più sono alte queste percentuali e più il Fisco considera il tipo di professione meno soggetta a spese, con scarsa possibilità di detrarre costi come affitti domestici (qualora un professionista lavori da casa), utenze o materiale.
Limiti, svantaggi ed esclusione dal regime forfettario e flat tax
Prima di scegliere per il regime forfettario, occorre fare delle proiezioni il più possibile aderenti ai ricavi in grado di generare il proprio modello di business. La scarsa flessibilità del regime forfettario infatti impone alcuni limiti da valutare con estrema attenzione prima di optare per questa posizione contributiva. Tra gli svantaggi si contano non solo il tetto di fatturato predeterminato, ma una serie di altri vincoli che possono risultare addirittura troppo stringenti o per nulla convenienti qualora i volumi degli introiti risultino “troppo bassi”. Di seguito alcuni dei vincoli principali del regime forfettario:
- limiti di fatturato: il regime forfettario è riservato a chi non supera il tetto di ricavi (ora a 85.000 euro). Superata questa soglia, si perde il regime agevolato;
- percentuali forfettarie di deduzione: non è possibile dedurre i costi reali, ma si applicano coefficienti di redditività standard che possono addirittura penalizzare chi ha costi elevati non riconosciuti di fatto dai codici Ateco;
- contributi previdenziali: la contribuzione calcolata anche sul minimale può risultare alta per chi guadagna poco. Si pensi ai contributi fissi minimi (oltre 4.000 euro) – anche in assenza di reddito – per artigiani e commercianti.
- è vincolato a un tetto massimo di spese sostenute per un importo complessivo non superiore a 20.000 euro lordi annui, nei quali si conteggiano il lavoro accessorio, il lavoro dipendente e i compensi dei collaboratori;
- nessuna detrazione IVA: impossibile recuperare l’IVA sugli acquisti;
Questi non rappresentano gli unici vincoli. Un professionista che intende operare in regime di partita IVA è escluso dal regime forfettario se:
- usa regimi speciali per l’IVA;
- non è residente in Italia, a meno che lo sia in uno Stato membro UE o nello Spazio Economico Europeo, scambia informazioni con l’Italia e produce almeno il 75% del reddito in Italia;
- vende immobili esenti IVA (come fabbricati, terreni edificabili) o veicoli nuovi in operazioni intracomunitarie;
- svolge attività in proprio ma partecipi anche a società o imprese familiari (o controlla società che fanno attività simili);
- si rivolge a committenti con cui ha o ha avuto rapporti di lavoro nei 2 anni precedenti, a parte chi inizia una nuova attività dopo una pratica obbligatoria per arti o professioni;
- nell’anno precedente ha percepito redditi da lavoro dipendente o assimilati superiori a 30.000 euro, limite innalzato a 35.000 euro per il 2025 e 2026; questo limite non si applica se il rapporto di lavoro è cessato.
Il regime forfettario è dunque una soluzione altamente standardizzata e particolarmente comoda per la gestione fiscale, sia per il contribuente sia per l’ente di riscossione. Di fatto però è poco flessibile per chi opera con volumi di business soggetti a variazioni importanti durante l’anno. È un regime contributivo ideato per chi genera un fatturato ‘limitato’, con l’obiettivo primario di contenere i costi di gestione fiscale e semplificare i processi di amministrazione per l’ente pubblico.
Legalinvoice, la soluzione di Tinexa InfoCert per la partita IVA forfettaria
La gestione di una partita IVA forfettaria ben si adatta a soluzioni tecnologiche che supportano il contribuente nella relazione con l’Agenzia delle Entrate. In questo contesto, uno strumento come Legalinvoice di Tinexta InfoCert per la fatturazione elettronica rappresenta una tecnologia cloud-based pensata per semplificare la gestione delle fatture a professionisti e piccole imprese operanti in regime forfettario.
La piattaforma offre diversi piani scalabili, dal più basico con 50 fatture all’anno al piano Business che supporta fino a 400 fatture e l’integrazione con diversi ERP. Include inoltre funzionalità come emissione e ricezione, preventivi, note di credito, gestione DDT, conservazione documentale a norma, importazione massiva di dati, e integrazione con la Tessera Sanitaria.
Il servizio è accessibile 24/7, facile da usare anche per i non esperti e risponde alle novità normative come l’obbligo della fatturazione elettronica anche per ricavi inferiori a 25.000 euro e la possibilità di utilizzare fatture elettroniche semplificate per importi superiori a 400 euro. La soluzione è indicata per chi desidera ottimizzare tempi e costi di gestione documentale a un costo contenuto ma è disegnata per supportare anche alti volumi di crescita del business.
FAQ – Partita IVA forfettaria e flat tax 2026: vantaggi e limiti per professionisti e imprese
1. Chi può accedere al regime forfettario nel 2026?
Possono aderire professionisti, autonomi e piccole imprese con ricavi entro 85.000 euro e reddito da lavoro dipendente sotto i 35.000 euro nel 2025.
2. Quali sono le aliquote della flat tax?
L’imposta sostitutiva è del 15%, ridotta al 5% per i primi cinque anni di attività se si rispettano i requisiti di nuova apertura.
3. È possibile dedurre i costi reali nel regime forfettario?
No, i costi non sono deducibili: l’imponibile si calcola con un coefficiente di redditività basato sul codice Ateco.
4. I lavoratori con “contratti misti” possono usare il forfettario?
Sì, grazie alla Legge 203/2024, se sussiste separazione tra lavoro subordinato e autonomo e, in alcuni casi, certificazione o contratto di prossimità.
5. Perché utilizzare la soluzione Legalinvoice di Tinexta InfoCert per il regime forfettario?
Legalinvoice di Tinexta InfoCert semplifica la gestione della fatturazione elettronica e della conservazione digitale, riducendo errori e tempi burocratici, garantendo conformità alle normative vigenti.