Il contributo IVS rappresenta uno dei pilastri fondamentali del sistema previdenziale italiano. L’acronimo IVS sta per Invalidità, Vecchiaia e Superstiti: tre prestazioni garantite dallo Stato attraverso l’intervento dell’INPS.
Il contributo IVS è quindi una somma di denaro obbligatoria, versata da lavoratori e datori di lavoro, per assicurare una copertura economica in momenti delicati della vita lavorativa e personale: la pensione, l’inabilità e la tutela dei familiari in caso di decesso del lavoratore.
A seconda del tipo di attività svolta – lavoro dipendente, autonomo o imprenditoriale – le modalità di calcolo e di versamento variano sensibilmente.
IVS contributi: chi è obbligato al versamento
Il pagamento dei contributi IVS coinvolge diverse categorie di lavoratori, sia dipendenti che autonomi.
In termini generali, l’obbligo di versamento ricade su:
- dipendenti del settore privato;
- artigiani e commercianti titolari di partita IVA;
- lavoratori autonomi senza una cassa previdenziale di categoria, tenuti all’iscrizione alla Gestione Separata INPS (link a Gestione separata INPS: cos’è, a chi si applica e come funziona) istituita con Legge 8 agosto 1995, n. 335;
- coltivatori diretti, mezzadri e coloni;
- artisti e lavoratori dello spettacolo;
- collaboratori coordinati e continuativi (co.co.co.).
Un’attenzione particolare va riservata proprio a questi ultimi: anche se i contributi sono formalmente divisi tra committente e collaboratore (due terzi e un terzo), è sempre il committente a effettuare il versamento complessivo all’INPS.
Contributi IVS: cosa sono le aliquote e come cambia il calcolo
Il contributo IVS si calcola applicando una percentuale alla base imponibile. Tuttavia, le modalità di calcolo variano sensibilmente a seconda del tipo di lavoratore.
1. Lavoratori dipendenti
Per i lavoratori dipendenti, l’aliquota standard è del 33%, di cui il 9,19% è a carico del dipendente, mentre i restanti 23,81% sono a carico del datore di lavoro.
La base imponibile corrisponde alla retribuzione lorda mensile.
2. Artigiani e commercianti
Per artigiani e commercianti, il calcolo dei contributi IVS si basa su un sistema misto che combina una quota fissa e una quota variabile. Ogni anno, indipendentemente dal reddito effettivamente conseguito, le due categorie devono versare un contributo minimo obbligatorio: nel 2025, questo ammonta a 4.460,64 euro per gli artigiani e a 4.549,70 euro per i commercianti.
Se il reddito supera il livello minimo stabilito, sulla parte eccedente si applica un’aliquota contributiva del 24% per gli artigiani e del 24,48% per i commercianti.
È importante ricordare che sia gli importi minimi sia le aliquote possono essere aggiornati annualmente in base alla normativa vigente.
3. Iscritti alla Gestione Separata INPS
Gli iscritti alla Gestione Separata INPS, come consulenti o freelance, versano i contributi IVS in base al reddito annuo dichiarato, senza l’obbligo di contributi minimi.
Le aliquote variano a seconda della posizione del contribuente. Per il 2025, chi è già titolare di pensione o iscritto ad altre forme di previdenza obbligatoria versa un’aliquota del 24%.
I professionisti non pensionati né iscritti ad altre gestioni sono soggetti a un’aliquota base del 25%, più una maggiorazione per tutele assistenziali e, in alcuni casi, per l’ISCRO, arrivando a un totale del 26,07%.
Inoltre, i professionisti iscritti alla Gestione Separata INSP possono indicare in fattura una rivalsa del 4% a titolo di contributo previdenziale, da addebitare al committente.
I collaboratori coordinati e continuativi (co.co.co.), invece, applicano un’aliquota complessiva del 35,03%, comprensiva delle tutele per malattia, famiglia e disoccupazione (DIS-COLL).
Infine, per i collaboratori sportivi dilettantistici, è prevista un’aliquota IVS del 25% sull’imponibile eccedente i 5.000 euro, ma fino al 31 dicembre 2027 si applica solo sul 50% del compenso percepito.
Contributo IVS busta paga: calcolo e trattenuta per i lavoratori dipendenti
Nel contesto dei rapporti di lavoro dipendente, il contributo IVS viene gestito in modo strutturato e centralizzato: è il datore di lavoro che si occupa sia del calcolo sia del versamento dei contributi. Il lavoratore non deve fare nulla, se non controllare la correttezza delle trattenute indicate in busta paga.
Il calcolo viene eseguito ogni mese, sulla retribuzione lorda, secondo l’aliquota prevista dal contratto collettivo di riferimento. A titolo di esempio, un dipendente che guadagna 3.000 euro lordi mensili subisce una trattenuta di 275,70 euro, cifra indicata tra le voci previdenziali della busta paga. La quota restante, pari a 714,3 euro è invece versata dal datore di lavoro senza incidere sulla retribuzione netta del dipendente.
IVS contributi: tutte le scadenze e le modalità operative
Il versamento dei contributi IVS segue scadenze e procedure diverse a seconda del soggetto obbligato.
I datori di lavoro devono versare i contributi entro il giorno 16 del mese successivo a quello in cui è stata erogata la prestazione lavorativa. Lo stesso termine vale anche per i committenti di collaborazioni coordinate e continuative.
Per gli artigiani e i commercianti, i contributi minimi si versano in quattro rate annuali, con scadenze fisse: 16 maggio, 20 agosto, 16 novembre e 16 febbraio. Sulla parte di reddito che supera il minimale, le scadenze coincidono con quelle del pagamento dell’IRPEF.
Per i professionisti iscritti alla Gestione Separata, che come si è detto non sono tenuti al versamenti di contributi minimi, le scadenze corrispondono a quelle delle imposte sui redditi (saldo e acconti).
In tutti i casi, il pagamento avviene tramite modello F24 e richiede l’utilizzo di codici tributo specifici, distinti in base alla gestione previdenziale di appartenenza.