LA DIGITALIZZAZIONE IN ITALIA VISTA ATTRAVERSO IL DIGITAL ECONOMY AND SOCIETY INDEX (DESI)
In passato abbiamo già parlato di Crescita Digitale e Banda Ultralarga con un articolo in cui abbiamo descritto il piano approvato dal Governo il 3 marzo del 2015. In quell’occasione abbiamo voluto valutare le proposte, gli obbiettivi e gli strumenti che entro il 2020 dovrebbero permettere all’Italia di colmare il suo ritardo sul fronte della digitalizzazione rispetto all’Europa. Oggi, facendo riferimento ai dati forniti dalla Commissione Europea, vogliamo dare un quadro sui risultati raggiunti fin’ora e sulla attuale diffusione delle tecnologie digitali nel nostro Paese.
I dati analizzati fanno riferimento al Digital Economy and Society Index (DESI), un indice utilizzato dalla Commissione Europea per valutare lo sviluppo digitale dei Paesi EU in ambito economico e sociale che tiene conto di 5 dimensioni: connettività, capitale umano, utilizzo di internet, integrazione di tecnologie digitali e di servizi pubblici offerti digitalmente. Sulla base del DESI, ad ogni Paese viene attribuito un punteggio compreso tra 0 e 1: più alto è il valore, migliori sono le performance del Paese. Gli indicatori su cui è basato l’indice attuale fanno riferimento principalmente al 2014.
I DATI DELLA COMMISSIONE EUROPEA
Complessivamente l’Italia ha un punteggio di 0.37, con cui si aggiudica il 25° posto nella classifica dei 28 Paese membri dell’Unione Europea. Ci sono stati dei progressi nell’integrazione di tecnologie digitali in ambito business (in particolare Sistemi di Pianificazione delle Risorse di Impresa e per la Condivisione Elettronica delle Informazioni) ma una buona parte delle aziende italiane è ancora indietro. Numerosi benefici potrebbero arrivare dalla vendita di prodotti online ma a farne uso è ancora solo il 5,1% delle Piccole e Medie Imprese, mentre il giro d’affari prodotto dalle Grandi Aziende sfruttando l’e-commerce non supera il 4,9% del giro di affari totale.
Un altro ambito in cui l’Italia appare in ritardo rispetto ai colleghi europei è quello della connettività. Nel mese di dicembre 2014 una connessione veloce a internet risultava disponibile solo al 36% delle famiglie italiane (valore che posiziona l’Italia al penultimo posto quanto a connettività). Nello stesso periodo, solo il 51% delle famiglie disponeva di una connessione fissa a banda larga (la percentuale più bassa in Europa) e solo il 3,8% di queste con velocità superiore ai 30 Megabyte per secondo.
Sono in linea con i dati precedenti anche quelli riguardanti l’utilizzo di internet. Si attestano su basse percentuali l’abilità e il livello di fiducia degli italiani nei confronti di servizi e strumenti che utilizzano la rete. La percentuale degli utilizzatori regolari di internet è del 59% (tra le più basse in Europa) e il 39% degli italiani non ne ha mai fatto uso. Si ferma al 42% la percentuale degli italiani che fa uso di servizi di online banking e al 35% quella di chi fa acquisti online. Tutto ciò non fa che ostacolare lo sviluppo di una solida economia digitale.
Risulta vicino alla media europea il punteggio ottenuto dall’Italia riguardo ai servizi pubblici offerti digitalmente ai cittadini ma, anche in questo caso, le percentuali di utilizzo risultano ancora scarse. Ciò sembra dovuto in parte allo sviluppo, ancora insufficiente, di questi servizi, in parte a problemi legati alle scarse abilità digitali degli utenti.
COSA FARE PER CRESCERE
I dati attuali posizionano l’Italia nel gruppo dei Paesi europei con le peggiori performance in ambito digitale, insieme a Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Grecia, Croazia, Ungheria, Polonia, Romania, Slovenia e Slovacchia. Ciò che serve, ora più che mai, è quindi investire seriamente sul digitale in ognuno degli ambiti individuati dallo studio europeo e recuperare posti in classifica, così da creare efficienza e risparmi per imprese, professionisti, enti pubblici e cittadini.
Riguardo alla connettività, bisognerà potenziare la copertura delle cosiddette Next Generation Network (Reti di Nuova Generazione) e riuscire ad estendere l’accesso a connessioni a banda larga, con velocità superiori a 30 Mbps, a molte più persone ed aziende.
Per dare pieno sviluppo all’economia digitale del Paese sarà poi necessario far crescere l’utilizzo di internet e dei servizi offerti sul web, nonché la padronanza degli strumenti informatici, da parte degli utenti. Un maggiore sviluppo e utilizzo dei servizi di e-commerce permetterebbe alle imprese di espandere i propri mercati o diventare più competitive in quelli esistenti. Ciò vale soprattutto per le Piccole e Medie Imprese, quelle che risentono maggiormente gli effetti della crisi economica. Tuttavia, oggi solo il 5,1% delle PMI in Italia vende online i propri prodotti.
Gli strumenti digitali utili al mondo del lavoro sono poi moltissimi e ancora più numerose sono le possibili applicazioni. Software di Firma Digitale, Cloud Storage, programmi di Workflow Management, sistemi di Fatturazione Elettronica e Conservazione Digitale dei documenti. Soluzioni che possono essere anche integrate tra loro per offrire ai propri clienti servizi all’avanguardia e concreti benefici nel loro utilizzo.
Smartphone e tablet permettono poi di installare applicazioni e integrare funzionalità di ogni tipo, così da permettere ad aziende e professionisti di rendere il proprio lavoro più agile e veloce e agli utenti di accedere a servizi e prodotti in modo immediato, sempre e dovunque.
SCENARI FUTURI
L’Italia ha davanti a sé un lungo percorso di Crescita Digitale e riuscire a completarlo entro il 2020 è la sfida che stiamo affrontando. Per riuscire sarà necessario mettersi in gioco, essere curiosi e investire nelle nuove idee. Tutti gli sforzi che faremo par cambiare il presente alla fine saranno ricompensati.
28 luglio 2015