Con l’entrata in vigore dell’Artificial Intelligence Act (Regolamento (UE) 2024/1689), le imprese che operano nel mercato europeo si trovano di fronte a un cambiamento strutturale senza precedenti.
Approvato nel 2024 e operativo in parte dal 2 febbraio 2025, questo regolamento rappresenta la prima legge al mondo sull’IA e introduce un sistema di regole vincolanti che interessano non solo chi sviluppa l’Intelligenza Artificiale, ma anche chi la utilizza o la integra nei propri prodotti e servizi.
Le imprese si confrontano così con un nuovo scenario regolatorio che ha l’obiettivo di garantire che l’IA sia sicura, affidabile e conforme ai valori fondamentali dell’Unione Europea.
Il regolamento europeo sull’Intelligenza Artificiale si applica anche alle aziende extra-UE che immettono sul mercato europeo sistemi IA, ampliando notevolmente la sua portata e rendendolo un riferimento globale.
Le sanzioni previste sono significative: si va da multe di 7,5 milioni di euro o l’1,5% del fatturato per inosservanza di obblighi minori, fino a 35 milioni di euro o il 7% del fatturato globale per l’uso di IA vietate. Ma oltre alle sanzioni, è in gioco la fiducia di clienti, partner e autorità di controllo.
EU Artificial Intelligence Act: analizzare i sistemi IA per orientare le scelte
Ogni percorso di adeguamento all’Artificial Intelligence Act inizia con un censimento interno dei sistemi IA in uso. Questo processo, noto anche come “mappatura”, richiede una valutazione puntuale dei contesti applicativi, delle finalità, dei dati trattati e del livello di autonomia decisionale.
È solo dopo questo passaggio che si potrà classificare ciascun sistema secondo il livello di rischio previsto dalla normativa: inaccettabile, alto, limitato o minimo.
Cosa dice il nuovo regolamento? Che i sistemi a rischio inaccettabile — come il social scoring, la sorveglianza biometrica di massa o la manipolazione comportamentale — devono essere proibiti. Quelli ad alto rischio, invece, come gli algoritmi per la selezione del personale o per l’assistenza sanitaria, sono soggetti a rigorosi obblighi di trasparenza, documentazione, audit indipendenti e gestione dei rischi.
Un chatbot o un sistema di raccomandazione prodotti in un e-commerce può rientrare nei rischi limitati, con l’obbligo di informare chiaramente l’utente che sta interagendo con un’Intelligenza Artificiale.
Infine, l’IA a rischio minimo o nullo è quella utilizzata in contesti ordinari e a basso impatto, come ad esempio i filtri antispam, gli assistenti vocali domestici o i sistemi di raccomandazione generici per contenuti multimediali. Per questi casi, l’Artificial Intelligence Act non prevede obblighi specifici, ma promuove l’adozione volontaria di codici di condotta e buone pratiche aziendali.
EU AI Act: strumenti e governance per la gestione operativa
Una volta classificati i sistemi, occorre sviluppare un piano operativo di adeguamento, definendo le priorità, le risorse necessarie e i tempi di attuazione. Questo processo non è solo tecnico, ma coinvolge l’intera struttura organizzativa.
Per i sistemi ad alto rischio, oltre alla documentazione tecnica, serve spesso una valutazione d’impatto sui diritti fondamentali. È consigliabile designare un responsabile IA interno o esterno che garantisca il rispetto continuo delle regole e gestisca eventuali criticità.
Un elemento centrale è la tracciabilità delle decisioni automatizzate: ogni scelta compiuta da un sistema IA deve essere comprensibile, giustificabile e, se necessario, reversibile. Questo richiede non solo competenze tecniche, ma anche una forte cultura della responsabilità digitale.
AI Act EU: formazione e consapevolezza per un’IA integrata
La conformità all’Artificial Intelligence Act passa anche dalla formazione. Non si tratta solo di un obbligo normativo — che, a partire dal 2025, impone l’alfabetizzazione del personale aziendale — ma di una leva strategica per cambiare il modo in cui l’AI viene percepita e utilizzata.
Ogni impresa dovrebbe strutturare piani formativi su più livelli. Per i dirigenti e i responsabili delle funzioni legali e di compliance, occorre un focus sulle implicazioni regolatorie e sulla governance dei rischi. Gli sviluppatori e i tecnici dovrebbero invece concentrarsi su aspetti operativi, come i requisiti di trasparenza, la spiegabilità degli algoritmi e la sicurezza dei modelli.
Per i dipendenti operativi, è utile prevedere sessioni che spieghino in modo semplice quali sono i diritti degli utenti, quali obblighi ricadono su chi usa l’IA e come riconoscere i limiti di un sistema automatico.
Tra controllo e creatività: un equilibrio difficile ma necessario
Il rapporto tra innovazione tecnologica e regolamentazione è da sempre un terreno delicato.
L’Artificial Intelligence Act nasce con l’intento di tutelare i cittadini e i mercati da usi distorti o opachi dell’IA, ma si confronta inevitabilmente con una realtà in cui la sperimentazione e la velocità di sviluppo sono centrali.
Molte aziende temono che il peso degli obblighi normativi possa rallentare la creatività e bloccare iniziative potenzialmente rivoluzionarie, specie in settori ad alta intensità di ricerca. Ma la vera sfida non è scegliere tra libertà e regole, bensì costruire una cornice che favorisca un’innovazione consapevole e sostenibile.
In questo contesto, sarà importante che la regolamentazione e l’evoluzione tecnologica si sviluppino in modo complementare, alimentandosi reciprocamente.
Le imprese avranno un ruolo attivo non solo nel recepire la normativa, ma anche nel contribuire a definirne l’applicazione concreta nei diversi settori.